Guide MTB ValBrembana

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Rifugio Grassi PDF Stampa E-mail

Dislivello: 2200
Lunghezza: 65 km.
Pedalabilità in salita: 70% (forse)
Pedalabilità in discesa: 100 %
Pernottamento: Rifugio Grassi
Percorso: San Giovanni Bianco - Sottochiesa - Pizzino - Bonetto - Piani di Artavaggio - Baita Campelli - Sentiero degli Stradini - Rifugio Lecco - Piani di Bobbio - Passo del Gandazzo - Passo del Toro - Rifugio Grassi - Valtorta sentiero 104 - Olmo al Brembo - San Giovanni Bianco

http://www.moonrider.it/forum/viewtopic.php?f=12&t=260

Giro estrememente lungo e nel più totale spirito all-mountain, non è il classico itinerario che tutti amiamo up and down qui si tratta di pedalare, spingere, portare in ripetuta successione ma sicuramente uno dei più intriganti realizzabili in questa zona a cavallo tra la bergamasca e il lecchese più esattamente tra la Val Taleggio/Brembana e la Valsassina.
Può tornare comodo meccanizzare parte della Val Taleggio ognuno predisporrà per il proprio gusto, parto con l'intenzione di pernottare al Grassi ma l'itinerario mi lascia aperto diverse vie di fuga verso il basso , tra l'altro la possibilità di pernottare al Cazzaniga con discesa dal Passo di Baciamorti mi alletta parecchio.
Tutti conti che van fatti perchè il meteo non è dei migliori, salgo la Val Taleggio andando incontro alle nebbie dei Piani di Artavaggio abbandono rapidamente l'opzione Gazzaniga e rimanendo più basso mi dirigo verso la Baita Campelli e il Sentiero degli Stradini da dietro il Resegone giunge il rumore di tuoni e del temporale.
Naturalmente le prime gocce di acqua mi raggiungono proprio sul sentiero degli Stradini dove se ne farebbe volentieri a meno maturo la decisione di arrivare al rifugio Lecco e abbandonare i miei progetti ,
Al rifugio mi cambio e mangio alla corte di Eugenia e Andrea ospitali come sempre.
Dopo essermi rifocillato senza esagerare scendo i Piani verso l'arrivo della seggiovia che sale da Valtorta, punto dove parte il sentiero che porta verso il rifugio Grassi, mi sembra di essere in buone condizioni per cui visto che in quel momento risplende l'unico raggio di sole della giornata mi ritrovo quasi inconsciamente a pedalare verso il Passo del Gandazzo, da qui circa 300 m. di dislivello a spinta e bike in spalla comiciano a diventare un bel problema.
Immerso nella nebbia continuo a seguire il sentiero sempre evidente con qualche attraversamento sulle ultime macchie di neve quando sono quasi in vista della meta devo lottare strenuamente con i primi sintomi di crampi che neanche le dosi massicce di magnesio hanno saputo tenere alla larga.
In breve giungo al Rifugio Grassi piuttosto stremato ma parecchio appagato, il rifugista gentilmente mi trova subito un posto dove riporre la bike .
Le giornate di nebbia e di brutto tempo mal si addicono alle folle in montagna per cui ci ritroviamo a cena in una decina di persone distribuite su un unica tavolata dove abbiamo occasione di mangiare degli ottimi piatti, il cuoco/rifugista mi spiega che la loro cucina privilegia ingredienti freschi e di provenienza locale, verdure di stagione, erbe locali, quando è possibile si rivolge direttamente a coltivatori biologici.
Che dire un bel biglietto da visita e una piacevole sorpresa quella di vedere che molto spesso i rifugi hanno fatto un salto di qualità e che certo professioni vengono svolte con passione perchè non potrebbe essere diversamente visto che il rifugio è gestito con la sorella che si porta appresso una bimba di sette mesi.
La tavolata è quanto di pi cosmopolita si possa immaginare due coppie di tedeschi che vivono in Italia, una ragazza italiana che vive a Londra ed è in compagnia di un ragazzo Brasiliano che vive a Londra con lei e parla perfettamente l'Italiano, qualcuno fuma sigarette cinesi che si porta dai luoghi in cui lavora.
Dopo abbondanti grappe di gusto quanto mai vario specialità del rifugio si va a nanna, la pioggia che scende la notte mi mette in allarme per quella che sarà la discesa del mattino.
La scelta azzeccata di gomme mi farà godere a pieno della discesa che mi deposita comunque semi distrutto in quel di Valtorta, lunghe pedalate su asfalto e lungo una ciclabile intasata come le tangenziali di Milano mi riportano al punto di partenza.

 
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