Alle pendici del Menna. Stampa

Nelle terre dell'Orso

Nelle terre dell’orso non è un itinerario di mtb o sicuramente non vuole essere solo questo e non è rivolto ai biker che vogliono solo pedalare ma a tutti quelli che amano itinerari impegnativi in salita in discesa con parecchi problemi di orientering che non ritengono assurdo spingere la bike per 700 m. di dislivello che amano camminare spingere e che trovano comunque il tempo di farsi colmare, impregnare dalla natura in cui ci si sente immersi ecco " nelle terre dell’orso" è tutto questo.

Immagine

Era dai tempi del Moss e di JJ5 che quei versanti immensi alle pendici del Monte Menna attiravano la mia attenzione, avevo cercato ripetutamente vie di accesso per trovare un sistema che permettesse di raggiungere una quota decente in mtb.

Anche le informazioni raccolte erano abbastanza contraddittorie per quanto riguardava la presenza di sentieri che potessero avere un minimo di logica in mtb, qualcuno parlava di sentieri evidenti altri di semplici tracce formatesi con il passaggio di greggi e mucche.

A questo punto un sabato all’indomani di un temporale si candidava ad essere la giornata splendida da ogni punto di vista per intraprendere questo tour nelle terre dell’orso, che si possono definire tali per i numerosi transiti e avvistamenti in zona, per i toponimi addirittura due in zona che portano il nome Passo dell’Orso oltre che la famosa grotta con i resti di decine di plantigradi nei pressi di Zorzone oltre che per i nostri reportage fotografici.

Questa è un esperienza che se vissuta in solitudine ( ma assolutamente sconsigliata ) può riservare grandi emozioni ed è cosi che dopo aver lasciato alle spalle un migliaio di metri di dislivello su asfalto da Camerata, Portiera , Dossena, Oltre il Colle, Zorzone mi trovo a pedalare su una strada sterrata che diventa in breve una follia al 30 % e oltre, da quota 1200 m. fino a 1900 m. non si fa più un colpo di pedale questo per ammazzare facili entusiasmi.

Spingo la bike sino a poco prima del termine della sterrata e già qui cominciano i primi problemi di orientamento quello che da Valpiana e da Googlearth era una certezza qui vacilla ma abbandonata la bike e dopo aver girovagato nei pressi di una baita trovo una traccia che si rivela quella giusta spingo in un bosco di faggi enormi.
Al limitare della vegetazione un faggio imponente e armonioso nella chioma un vero monumento della natura, mi perdo in qualche scatto gli appoggio con riverenza la mtb per poter avere un confronto e un conforto alle reali dimensioni sicuramente testimone integro delle nefandezze e delle bellezze umane dei secoli scorsi.

Mi avvio in direzione di una baita immersa in mezzo ai pascoli un pastore bergamasco mi accoglie neanche tanto incazzoso anzi finisce che lo accarezzo passo oltre la baita con fare discreto ma un biker in quella zona non passa inosservato, dopo una lunghissima chiacchierata a largo spettro finiamo su jj5 neanche questo allevatore gli è contro ma chissà dove sono tutti i contrari, se ne esce con un : “al ga de es ona sudisfasiu edel fo per ol prat” chiaro che anche lui dice che la soluzione sta nel fatto di rifondere le perdite degli animali predati è bello sentire questo quando l’animale potrebbe essere talmente vicino da sentire il nostro odore.

Finisce con un invito a mangiare con loro in baita insieme alla moglie e a un giovane nipote, faccio un po’ lo schivo ma in realtà il mio spirito si nutre più di questa occasione che del cibo e della formaggella che mi viene offerta per altro apprezzatissima visto l’ora e lo sforzo lasciato alle spalle.
Quanto è lontana la nostra realtà più o meno virtuale da queste vite consumate in tanto lavoro, tanti bei depliants per promuovere un turismo di facciata ma dietro sempre e solo vita dura e in mezzo a mille problemi mai risolti, in una forma di rispetto mi tengo in tasca l’onnipresente macchina fotografica.
Esco dalla mia baita come un bambino che esce da gardaland il padrone di casa mi indica in modo sommario la retta via, nel senso che una baita più in alto e due pozze d’abbeverata formano una linea retta dove al termine della quale 500 m. di dislivello più in alto c’è il mio presunto punto di arrivo per poter valicare un profondo canale.

Mi incammino trascinando il mio fardello come Robert de Niro nel film Mission sicuramente qualcosa da espiare lo abbiamo tutti, i cavalli e le mucche mi guardano con fare meravigliato.

Alla seconda pozza devo essere stato troppo basso e mi trovo sull’orlo di un precipizio il tempo di rassegnarsi a spingere ancora verso l’alto e mi accorgo di essere in una prateria di stelle alpine, credo che nessun fiore più di questo sia la sintesi di chi ama la montagna mi destreggio in questa fioritura di “nobile bianco” cercando di non fare danni sino ad intravedere parvenza di sentiero che scende un ripido costone roccioso.

Il canale è immenso cosi come i versanti dei Sorisoli e del Valbona, riesco per qualche tratto a rimettermi in sella il tutto su tracce di sentiero poco evidenti e mai sicure, saluto le stelle alpine e entro in pascoli con erba alta sino al manubrio un capriolo se ne sta accovacciato nell’erba nella speranza che io gli passi lontano ma la traiettoria coincide e se ne esce col un salto quando sono a non più di 5 metri da lui se ne va abbaiando e poi si ferma a guardarmi prima di allontanarsi, sicuramente lo spavento maggiore è stato il mio.

Inizio la discesa verso alcune casere con molta circospezione il fondo è formato spesso da pascoli cosparsi di sassi ben colonizzati dall’erba che li nasconde trasformandolo in un possibile regno del front flip per i bikers.

Giungo al passo dell’Ortighera mi metto le protezioni per iniziare la discesa che mi riporterà a Lenna 1000 m. più in basso ma mentre scambio quattro parole con i proprietari di un vicino casello mi viene riferito della presenza al Moss del Mariobarba per cui invece che discesa si aggiunge ancora un centinaio di metri in salita.



Arrivo al Moss e trovo il Mario al lavoro mi guarda con fare misto tra lo stupito e il compatimento vedendomi in sella alla mtb.
In men che non si dice mi trovo con una tazza di caffè in una mano e biscotti nell’altra oltre che mille progetti che mi descrive minuziosamente , una foto di rito con il Mario e la bike non me la faccio scappare perché non credo che sia molto prossimo il mio transito in zona di nuovo in sella.
Passiamo in rassegna come in una via crucis di adorazione i luoghi dove è transitato jj5 facciamo progetti a brevissima scadenza e poi viene l’ora di scendere.

I temporali recenti hanno lasciato il segno pesantemente sul sentiero che scende dal passo, in alcuni tratti lo spirito di sopravvivenza ha la meglio e vanno percorsi a piedi
Si giunge a Cantoni in un misto di distruzione e di soddisfazione per aver chiuso un giro indescrivibile nella terra dell’ orso ma anche quella del capriolo, del camoscio, del gheppio e dell’acquila oltre che delle stelle alpine e di altri mille endemismi un percorso che si svolge in un aula didattica integra.
cllocate

Per tutti i biker

Sconsigliato ai biker che non conoscono la zona.
Lunghezza circa 40 km.
Dislivello circa 2000 m.
Dislivello a spinta circa 800 m.
Lunghissimi tratti di orientamento senza sentieri
Non c'è acqua sul percorso
Sconsigliato con nebbie

 
SEO by Artio